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STEEL ORCHID – il fuoco liberato

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STEEL ORCHID – il fuoco liberato

Original was uploaded on 2018-01-20

 

STEEL ORCHID – il fuoco liberato
(PROMETEO – oltre il fuoco / Produzione Fondazione Egri per la Danza)

COREOGRAFIA Raphael Bianco
ASSISTENTE ALLA COREOGRAFIA Elena Rolla
MAITRE DE BALLET Vincenzo Galano
MUSICHE György Kurtág
LUCI Enzo Galia
COSTUMI Melissa Boltri, Raphael Bianco
DANZATORI Compagnia EgriBiancoDanza

“Ho voluto condividere, con alcuni colleghi che stimo, una riflessione sul mito di Prometeo , in questo terzo e ultimo capitolo del mio progetto Trilogia della Civiltà (che già ha visto esplorati i personaggi di Orlando e Faust). Per quanto mi riguarda molte sono le domande e i pensieri. Chi è Prometeo oggi, qual è il peso della scelta di ribellarsi mettendo a repentaglio la propria vita e quella di chi ci sta vicino, immolarsi per una causa è già una vittoria? Voglio riflettere sul percorso di una scelta di ribellione sino al suo esito più estremo, non tanto per descriverne la realtà della superficie, ma per scandagliare in profondità i misteriosi, contrastanti e irreversibili moti dell’anima di chi offre la propria vita per liberare la collettività. Molti sono i personaggi che incarnano il Prometeo moderno, da Gandhi a Martin Luther King, ma per questo lavoro mi ha ispirato una donna: Aung San Suu Kyi, leader birmana per la resistenza non violenta contro il regime militare che opprimeva il suo paese e il cui soprannome è : Steel orchid– orchidea d’acciaio. Prometeo è un corpo di donna che si fa canto, un mantra per la libertà, sussurrato e declinato con passione, leggerezza e ferma determinazione. Il fuoco non è rubato ma liberato contro ogni forma di oppressione: in nome della civiltà, della pace e della giustizia”. (Raphael Bianco)

“Non è il potere che corrompe, ma la paura. Il timore di perdere il potere corrompe chi lo detiene e la paura del castigo del potere corrompe chi ne è soggetto. Sarebbe difficile sconfiggere l’ignoranza senza la libertà scevra di paura di perseguire la verità”. (Aung San Suu Kyi)

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